Bramantino a Milano

A cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi

Cataloghi di mostre, 1
2012, 376 pp., 263 a colori, 14 b/n
Brossura, 22x24
ISBN: 9788889854990

€ 34,00
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    ISBN: 9788833671130

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Quarta

A Milano si conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, il più grande artista lombardo del Rinascimento: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l’unica architettura che gli riuscì di costruire. Milano è stata dunque la sede naturale per la prima esposizione monografica dedicata a questo artista, amato dalla critica del Novecento e dalle avanguardie, ma privo fino a quel momento di una pubblicazione aggiornata e approfondita. La mostra al Castello Sforzesco, dove si conservano il grande murale con l’Argo nella sala del Tesoro e lo straordinario ciclo di arazzi con i Mesi eseguito entro il 1509 per Gian Giacomo Trivulzio, riallestito in modo permanente secondo la giusta sequenza di presentazione nella sala della Balla, è stata l’occasione per lanciare una nuova politica culturale di mostre di ricerca che facesse scoprire ai cittadini l’inestimabile patrimonio misconosciuto, e per rimettere a posto un capitolo fondamentale della storia dell’arte italiana. Gli strumenti presentati nel libro, che perseguono una nuova comprensione critica dell’artista, sono il rigore storiografico, volto a bonificare la bibliografia, esercitato con linguaggio accessibile, che evita le lambiccate interpretazioni iconologiche alle quali la natura “misteriosa” delle composizioni del Bramantino ha spesso dato adito; la campagna fotografica appositamente realizzata da Mauro Magliani, che per la prima volta illustra a colori con oltre 140 tavole le 31 opere in mostra; e un’approfondita ricerca documentaria, che ha portato alla luce oltre 260 documenti, commentati nel regesto. Ne sono emerse novità fondamentali, come la datazione del Trittico di San Michele dell’Ambrosiana al 1505, uno dei pochi punti fermi nella cronologia dell’artista, e la sua corretta collocazione originaria, nella chiesa di San Michele in corso di Porta Nuova e non in San Michele alla Chiusa. E la fitta rete di rapporti di committenza che lega il Bramantino a personaggi di spicco della Milano francese, dal Trivulzio al conte di Ligny, per il quale Bramantino dipinse il ciclo con le Muse nel Castello di Voghera, scoperte soltanto negli ultimi anni Novanta. Di origini bergamasche, documentato dal 1480 e morto nel 1530, Bramantino deriva il soprannome dal rapporto con il marchigiano Bramante, pittore e architetto alla corte di Ludovico il Moro. Dagli esordi, documentati, come apprendista orafo, in sintonia con le ricerche più avanzate del suo tempo, come mostra la giovanile Adorazione dei pastori della Pinacoteca Ambrosiana di sapore ferrarese, alle prove prospettiche ammirate dal Vasari nel Compianto già sulla facciata della chiesa di San Sepolcro; dal gigantismo bramantesco dell’Argo, al confronto a viso aperto, e senza mai chinare lo sguardo, con Leonardo, che intride il trittico di San Michele; dalle inesauribili e insuperate invenzioni dei Mesi alla chiamata a Roma per affrescare quella che subito dopo diverrà la Stanza di Eliodoro; dagli abbracci colti da un’istantanea degli Apostoli nella Pentecoste di Mezzana, al languore giorgionesco del San Sebastiano della raccolta Rasini, per finire con l’enigmatica Cappella Trivulzio, la grandezza e l’originalità del Bramantino saranno finalmente sotto gli occhi di tutti.

Allegati
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Indice
  • Per la tutela della storia dell'arte lombarda: Giovanni Romano
  • Bramantino a Milano
  • Ragioni, politiche di questa mostra
  • Le ragioni del Bramantino
  • Ragioni, scientifiche, di questa mostra: Giovanni Agosti
  • Ragioni Bibliografiche: Giovanni Agosti Jacopo Stoppa
  • Catalogo